Radroute in Abano Terme, Venetien, Italien
Due Carrare Pontemanco

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Mulini di Pontemanco La località di Pontemanco lega la sua storia alla presenza dei due mulini che hanno finito di funzionare solo nel secondo dopoguerra. I due opifici, posti uno di fronte all'altro nei pressi del canale Biancolino, arrivarono ad avere ben dodici ruote. Due documenti inerenti il territorio di Pontemanco nel XV secolo e sono conservati presso l'Archivio di Stato di Padova. Si tratta di due mappe datate rispettivamente 1466 e 1477, disegnate su carta pergamena con inchiostro bruno e colori ad acquerello, originate dalla necessità di certificare la divisione tra gli eredi della proprietà Morosini, in particolare quelle ereditate da Marco Morosini. La famiglia Morosini si era aggiudicata la proprietà dei mulini con asta pubblica. Il fiume, nei disegni, è rappresentato nel tratto dal dislivello di quota del Biancolino. I mulini quindi funzionavano tramite ruote azionate dalla forza idraulica sviluppatesi dalla velocità della caduta dell'acqua del dislivello di quota del Biancolino. Il flusso dell'acqua veniva regolato tramite l'importante chiusa realizzata mediante un sistema di paratie o saracinesche lignee che furono adeguate alle accresciute necessità dell'industria molitoria. Gli unici veri "antagonisti" dei mulini di Pontemanco furono i mulini di Mezzavia, posti a monte dello stesso canale, cosicché potevano controllare il flusso d'acqua a proprio interesse. Grandi furono le battaglie per il diritto d'acqua tra i due mulini, sulle quali sul finire del XIX secolo ebbe a sentenziare il re. Tra il 1950 e il 1970 entrambi chiusero. Rimangono solo la ruota e il mulino di destra, che dopo essere stato restaurato è adibito per attività culturali come concerti e mostre d'arte.
villa Pasqualigo Grimani Nel borgo proprio di fronte al ponte che attraversa il Biancolino, si trova villa Pasqualigo-Grimani, già Cà Pasqualigo, eretta dall'omonima famiglia già prima del 1642 nelle forme classiche della casa padronale veneta: su due piani a schema planimetrico tripartito con salone passante e quattro stanze ai lati; ha camini in pietra e marmo e decorazioni ad affresco. In origine il complesso architettonico era tutt'uno con le case a schiera poste a nord del Biancolino, come si evince da una mappa del XVIII secolo, che rappresentavano probabilmente l'alloggio dei contadini che lavoravano nei fondi della famiglia padronale. Nella facciata spicca la trifora balconata al secondo piano. Dal 1781 la proprietà passa alla famiglia Grimani, patrizia veneziana, che diede vigore all'attività di macinazione potenziando i mulini e regolamentando le vie idrauliche del canale. I Grimani ampliarono l'attuale villa e l'annesso oratorio dell'Annunciata.
Oratorio della Santissima Annunciata Pontemanco è situato l'oratorio della Santissima Annunciata, presso la villa Pasqualigo-Grimani-Fortini. All'interno sono custoditi affreschi del XVI secolo di un anonimo pittore quadraturista e due mezzi busti, Madonna e Cristo, probabilmente della scuola di Giusto Le Court. L'oratorio fu fatto erigere dalla famiglia Pasqualigo e venne dedicato alla Beata Vergine Annunciata. L'ultimo discendente della famiglia Pasqualigo lo lasciò alla nobile famiglia veneziana dei Grimani di San Polo di Venezia. Oggi l'oratorio è proprietà della Curia diocesana di Padova. L'edificio è citato per la prima volta nella visita vescovile del 1595.[2] In quella circostanza la piccola chiesa, definita «Oratorium Annunciatae de villa Pontis Manci de Pasqualighi», risulta dotata di un unico altare, una croce, suppellettili e reliquie. Una sommaria documentazione grafica dell'oratorio è offerta dalla mappa del 1642 riproducente il borgo di Pontemanco, custodita all'Archivio di Stato di Venezia. Nella visita vescovile del 1668 si parla di un «oratorium publicum de jure n. h. virorum de Pasqualigo patriciorum venetianorum sub ecclesia Sancti Georgi villae Carrariae». L'oratorio dunque, pur essendo proprietà dei Pasqualigo e affidato alle loro cure, era pubblico, e perciò a tutti accessibile dalla strada, nonché provvisto di titolo, altare fisso, reliquie, campana, al pari, per restare in zona, degli oratori dei Bon nella stessa Pontemanco, dei Dolfin alla Mincana, dei Bragadin a Carrara Santo Stefano, degli Urban a Mezzavia. L'importanza dell'oratorio era accresciuta anche dalla mancanza a Pontemanco di una chiesa parrocchiale, della quale l'oratorio, dipendente dalla chiesa di San Giorgio di Carrara, faceva in qualche modo le veci. Durante la visita vescovile del 1668 si ordina di sistemare e ornare l'altare dell'oratorio secondo le disposizioni sinodali di Gregorio Barbarigo del 1667. Nel 1734 viene fatta erigere alla sommità della chiesetta una croce. Nella visita del 1781 infine l'oratorio risulta essere passato in proprietà dei Grimani. L'edificio, molto semplice, è a pianta rettangolare. L'interno si presenta con il suo apparato decorativo barocco integro, costituito da affreschi alle pareti, soffitto ligneo dipinto, stalli lungo tutto il perimetro interno, la via crucis, altare marmoreo con pala e due bellissimi busti marmorei. Le pareti sono percorse da una fascia dipinta con motivi di finta architettura, a trompe-l'œil: in particolare, una serie di modiglioni intervallati da paraste di marmo rosso e da festoni vegetali sospesi a protomi leonine, fanno vista di sorreggere la cornice dentellata del soffitto ligneo. Dietro brevi balaustre si notano due finestre: una chiusa, l'altra appena aperta. Da una terza finestrella, protetta da una grata di legno, un personaggio si affaccia con in mano una corona del rosario. Gli affreschi sono eseguiti mediante l'uso reiterato del cartone come testimoniano i profili fortemente incisi delle membrature architettoniche. L'anonimo quadraturista si era probabilmente formato in uno dei tanti cantieri impegnati fin dal Cinquecento nella decorazione di ville e palazzi dell'entroterra veneto. Semplice è l'altare marmoreo classicheggiante, con paraste corinzie e paliotto intarsiati con marmi policromi. I pezzi di qualità più alta sono senz'altro i due busti marmorei della Madonna e di Cristo posti a fianco dell'altare. Le opere mostrano caratteri pienamente barocchi, e in particolare rimandano all'ambito di Giusto Le Court. L'ottima fattura fa anzi pensare a un diretto intervento del maestro, che, attivo in importanti cantieri veneziani, potrebbe essere stato richiesto dei due busti da qualcuno dei nobili Pasqualigo. Concorrono all'unità dell'ambiente anche gli eleganti stalli lignei classicheggianti (scanditi da paraste composite che percorrono tutta la parte bassa delle pareti) e le decorazioni di legno dipinto che incorniciano porte e finestre.
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